Le ricamatrici potevano talvolta possedere professionalità nel disegno e realizzare in proprio i modelli utilizzati per il ricamo. Per eseguire lavori il più possibile fedeli ai disegni preparatori, la prima operazione effettuata dalla ricamatrice doveva essere il fedele trasferimento del disegno sul supporto tessile da ricamare. Spesso tali disegni venivano realizzati in scala 1:1, altre volte essi erano realizzati in piccole dimensioni da ingrandire poi in scala per la messa in opera.
I disegni preparatori ritrovati all'interno del Monastero di Santa Maria Maddalena, spesso sono molto particolareggiati, del resto non potevano essere troppo sommari, tali cioè da definire solo le linee di contorno, poiché la ricamatrice doveva riprodurre puntualmente il modello, traducendone con l'ago ogni dettaglio con dovizia, operazione spesso particolarmente difficile. Alcuni documenti sono dei prototipi disegnati e colorati con molta cura e attenzione alle sfumature e ai dettagli.
I disegni preparatori spesso venivano realizzati su cartoni per limitare l’inevitabile usura dovuta alla foratura per lo spolvero, tecnica utilizzata per trasferire i disegni preparatori dalla carta alla tela. Lo spolvero veniva praticato dopo aver realizzato una fitta foratura del cartone lungo i contorni dei soggetti raffigurati.
I modelli su carta potevano essere trasferiti su tela, oltre che con la tecnica dello spolvero, anche con la tecnica del ricalco in controluce, soprattutto nel caso di stoffe molto sottili. Per questi due procedimenti troviamo una descrizione piuttosto dettagliata nel libro di modelli cinquecentesco "Il Burato libro de recami" di Alessandro Paganino.
Paganino spiega che la tecnica del ricalco consisteva nel mettere il disegno sopra la tela tirata su un telaio e, chiuse tutte le finestre tranne una o ponendo il telaio sopra due panchetti al di sopra di un lume, tracciare sulla stoffa il disegno a penna in controluce.
Il metodo che però permetteva una resa di maggiore precisione era quello dello spolvero:
[…] piglia uno ago sottile e va forendo tutto l’orlo del disegno facendo che il buco sia poco distante l’uno dall’altro: e habbia avvertenza che tenghi sotto esso disegno un panno di lana fina e quando tutte novo terai disopra el riverso e questo perché l’ago non intri troppo abbasso perché farebbe il buco troppo grande. E avvertissi che quando tu forerai che basti solamente la ponta di ago passi. E fatto che tu aerai el foro, piglierai una pietra pomice dolze e spinerala a guisa di tavoletta; e dipoi piglia el disegno preforato e rivoltalo sottosopra […] onde con ditta pomice la menerai dolcemente sopra esso perforato infintanto che la pomice hara consumata quella carta superflua e dipoi detto perforo servirà a spolverizzare da ambe due le bande e habbi avertenza che quando tu troverai che non si scontrano i disegni per el dritto della stampa volta il disegno sottosopra e riscontra il lavoro e dipoi piglia la tua tela o panno di seta o panno di lana quello che tu vuoi disegnare, e distendelo sopra una tavola e confica quello e dipoi piglia il disegno forato e pollo sopra ditto panno. E poi piglierai uno poco di carbone di salice e polo in uno strasso di panno lino sottile e legalo in esso e pestalo con una pietra e dipoi lo mena sopra esso perforato infintanto che rimanghi il disegno sopra ditto panno o tela che sia: di poi leverai il perforo e con la bocca soffierai pian piano: infino a tanto che sia andata via quella polvere superflua e dipoi piglierai la penna e andrai disegnando come tu vedrai l’opera dipoi potrai lavorare ditto disegno a uso di ricamo.
Un altro procedimento è quello illustrato da Cennino Cennini, che descrive la conduzione diretta del disegno sulla tela, comprensiva di ombreggiature e sfumature:
E pertanto fatti mettere a’ predetti maestri [di ricamo] tela o zendado in telaio bene disteso; e se è tela bianca, togli e’ tuo’carboni usati, e disegna quello che vuoi. Poi piglia la penna e lo inchiostro puro, e rafferma, si come fai in tavola con pennello. Poi spazza il tuo carbone. Poi abbi una spugna ben lavata, e strucata d’acqua. Poi con essa stropiccia la detta tela dal lato dirieto dove non è disegnato, e tanto meno la detta spugna, che la detta tela rimanga bagnata tanto, quanto tiene la figura. Poi abbi un pennelletto di varo mozzetto; intingilo nell’inchiostro e struccalo bene; e con esso cominci ad aombrare ne’luoghi più scuri, riducendo e sfummando a poco a poco. Tu troverai che la tela non serà si grossa, che per questo tal modo farai si le tue ombre sfumate, ch’el ti parrà una maraviglia. E se la tela s’asciugassi innazi avessi fornito d’aombrare, ritorna colla detta spugna a ribagnarla a modo usato. E questo ti basti a l’opera della tela.
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